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Rifugio Nicola (LC)

salita invernale con
Fat bike

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Il Rifugio Nicola nel corso degli ultimi anni è stata una meta raggiunta più volte durante la stagione estiva ma mai era stata fatta una salita invernale con presenza di neve!

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Rifugio Nicola 1869m slm.



Piani di Artavaggio - Rifugio Nicola


Lunghezza
Diff.
Dislivello
Fondo
Percorso
Pend. med./max.
Panoramico
Fontanelle
Punti ristoro
mio Voto
30,4km
1039m
asfa/innev
Strad/carr
6% - 27%
✩✩✩✩✩
✩✩
✩✩✩
✩✩✩✩

  

 

 

 

   

 

Ci troviamo nel cuore della Valsassina, ai confini fra le province di Lecco e di Bergamo, con costanti visuali sulle Grigne e sul Resegone.




L'altimetria del Percorso

Il percorso è suddiviso in due tratte: la prima su strada asfaltata, la seconda in sterrato. Le pendenze medie si attestano sul 6-7%, solo l'ultimo tratto di 2km su sterrato dai Piani di Artavaggio al rifugio Nicola rincara la dose con media al 13% e l'ultimo breve tratto oltre il 25%. Questa è la vecchia altimetria a partire da Maggio, mentre questa volta ho fissato la partenza da Moggio risparmiando qualche centinaia di metri di dislivello.




La mappa del Percorso

Ho suddiviso il percorso con tre colori, in azzurro il tratto asfaltato, in verde il tratto innevato con pendenza media al 6-7% ma anche con strappi significativi, mentre l'ultimo tratto in rosso sempre innevato è il più tecnico e difficile con punte anche sopra il 25%

Località
Km. Distanze progressive
Altitudine
m. Dislivello progressivo

Maggio

0
702
0

Moggio

3,50
885
180

Bivio Piani Artavaggio

9,2
1200
484

Piani di Artavaggio

16,62
1641
930

Rifugio Nicola

18,45
1869
1081



Come arrivarci

Da Lecco, si prende l'indicazione per la Valsassina, prendendo la nuova tangenziale in galleria, che porta sino all'imbocco della Valsassina a Ballabio. Da lì si prosegue verso Introbio, ed arrivati al Colle di Balisio, si svolta a dx. per Maggio - Culmine San Pietro.


Distanze

Da: Milano 69 km - Bergamo 46 km - Lecco 15,6 km - Como 42 km - Brescia 102 km

Dove parcheggiare

Parcheggio Cimitero di Maggio, oppure se si sceglie Moggio il parcheggio in Via Papa Giovanni XXIII



Il percorso

Pronti, via, si sale, sì! Anche in questo caso è così! Parcheggiato a Moggio, si sale subito verso il Culmine di San Pietro.

La salita verso il Culmine San Pietro è molto bella e panoramica, con asfalto in buone condizioni. A circa 1km dal Culmine di San Pietro una sbarra a sx. subito dopo delle antenne radio, segnala l'inizio della carrabile che porta ai Piani di Artavaggio e al Rifugio Nicola.

Condizioni del percorso

Escludendo la salita su asfalto di ordinaria amministrazione, il resto del percorso l'ho trovato quasi tutto innevato tranne alcune centinaia di metri a tratti scoperto dalla neve e con qualche breve tratto di ghiaccio.

Mi sembra ovvio sottolineare che in presenza di neve è impossibile dire come sarà il percorso quando qualcuno deciderà di salirci, per cui non vi resta che seguire l'evoluzione meteorologica di questo luogo.


I Piani di Artavaggio e il Rifugio Nicola in inverno

 


Avendo fatto in passato questa salita diverse volte sempre con bici differenti, mi mancava una salita invernale con presenza di neve ed anche questa volta fatta con una bici diversa dalle solite, questa volta sarei salito con una FAT con pneumatici chiodati.

Bici pronta nel parcheggio di Moggio in Via Papa Giovanni XXIII. Sullo sfondo le montagne da superare per arrivare quasi a quota 1900 m




A Moggio non è che ci si possa sbagliare, usciti dal parcheggio si svolta a dx seguendo la strada che sale arrivando a questa rotatoria dove si trovano i cartelli che danno l'indicazione per la funivia ed il Culmine San Pietro




Usciti da Moggio una discesa porta poi sulla strada che inizierà a salire sino al Culmine San Pietro. Se osservate questo scatto sulla dx vedete la cabina della funivia che sta salendo ai Piani di Artavaggio.

Ebbene la soluzione della funivia potrebbe essere un'altra alternativa per chi non voglia sorbirsi la salita su asfalto sino alla sbarra che imbocca il sentiero per i Piani di Artavaggio.

Di fatto sulla funivia è ammesso il trasporto della bici senza sovrapprezzo, si paga solo il biglietto della persona che ad oggi ha il costo di 7 Euro a corsa.

La funivia è chiusa il Martedì ed apre alle 8,30 con corse ogni 30'.

Maggiori dettagli li potete trovare sul loro sito.




Le recenti nevicate hanno lasciato delle tracce nelle zone più in ombra



Attorno ai 1000 m. la presenza di neve incominciava ad essere più marcata mentre guardando indietro verso la Valsassina la cima della Grigna imbiancata spiccava sullo sfondo


Guardando in alto verso sud-ovest si vede la zona del Culmine San Pietro, mentre le tre cime che spuntano guardando sopra la sella della bici, non sono altro che alcune cime della cresta del Resegone




Arrivati a quota 1200 m. s.l.m. a sx troverete un piccolo spiazzo a sufficienza per il parcheggio di circa 6 auto. Anche questa potrebbe essere una opzione per evitare questo tratto di salita asfaltata, ma come ho scritto vi sono pochi posti auto per poterla parcheggiare, specie nei giorni festivi.




Proprio a fianco del parcheggio si trova la sbarra sulla strada forestale che sale ai Piani di Artavaggio. Sono circa 7,5 km e 446 m D+ da superare.

Proseguendo ho trovato il primo tratto nel bosco innevato, ma poi nella parte a ridosso della montagna che si vede a sx, in alcune zone esposte al sole la neve si era sciolta



Questa zona probabilmente deve ricevere una maggiore insolazione e forse anche per alcune rocce che possono immagazzinare il calore e rifletterlo potrebbero essere la concausa per la scarsa presenza di neve. A sx quella rimasta era pressoché ghiacciata.




Alcuni tratti con neve che si era sciolta si sono presentati ghiacciati, ma devo dire che potrebbe trattarsi anche di acqua di sorgente che riversandosi sul sentiero alla fine possa ghiacciarsi con lo scendere delle temperature.

Tra l'altro cosa strana sono la presenza di due fontane in questa zona del percorso perfettamente funzionanti e non ghiacciate.

Questi tratti scoperti sono comunque abbastanza ripidi per cui forse potrete trovare migliore aderenza.




Aggirata la montagna, dove per la maggior parte i tratti esposti a nord sono in ombra, si arriva poi nella zona della terza fontana, dove da qui in poi il sole e ben presente.




Se non ci fosse la neve a dx della bici trovereste una fontana con una vasca. A sx incomincia a fare capolino la cima del Monte Sodadura.

Come si vede il fondo presenta i solchi del passaggio delle motoslitte.



Guardando indietro ancora il profilo della Grigna e dietro essa i monti dell'alto Lario dove sulla cresta passa il confine Italo-Svizzero.

Benché il fondo fosse un po' smosso ma tutto sommato compatto, non mi ha creato problemi di trazione con le gomme da 4.0"

 

Rivoluzione 4.0 VS 2.0

Qualcuno starà già pensando: Ma come, siamo da poco entrati nella rivoluzione 2.0 e questo ci parla già della 4.0?

No! Non preoccupatevi è solamente il confronto fra le gomme di sezione differente!

Arrivato sin qui ora posso descrivervi il confronto sul tratto appena fatto.
Questo tratto è caratterizzato da continui pezzi detti "mangia e bevi" ovvero dove ci sono strappi anche ripidi intervallati da pendenze più dolci.

Ebbene i tratti più ripidi che ci sono se affrontati nella stagione non invernale sono quelli anche più dissestati, per cui salendo con una bici dotata di gomme attorno ai 2" (pollici) spesso si è tentati a cambiare di continuo direzione evitando i piccoli ostacoli che presenta il fondo sconnesso mentre allo stesso tempo se si salisse con una copertura da 4" o superiore, tendenzialmente si è portati a tirare diritto non curandosi delle asperità a meno che non siano veramente importanti, questa sarebbe la differenza.

Ma ora c'è la neve e le cose cambiano! Con la neve è come se si asfaltasse una strada piena di buche, se poi qualche buon anima passandoci sopra con motoslitte, ciaspole o scarponi te la comprime un po', ecco che probabilmente ci ritroveremmo con una superficie dove non necessariamente si è costretti a cambiare traiettoria per evitare le sconnessioni.

Qui però le cose cambiano di nuovo e la variabile che può sempre subentrare è la temperatura e la sua escursione più o meno marcata.

Sappiamo tutti che se c'è un rialzo termico seguito da un brusco abbassamento di temperatura come normalmente si può verificare in giornate con il sereno; state pur certi che nelle prime ore del mattino il fondo ghiacciato sarà garantito mentre se le temperature si manterranno per tutto il periodo sotto zero allora si avrà un fondo che rimarrà abbastanza compatto.

E c'è differenza su un fondo compatto fra una 2.0 e una 4.0?

Avendole tutte e due e tutte e due chiodate, posso rispondere che su fondi compatti di grosse differenze non ve ne sono e sostanzialmente quando è più ghiacciato la 2.0 tiene quasi di più per la maggior concentrazione di chiodi per cm2.

Questo se si parla di fondi compatti, ma se il fondo è smosso e la neve poco compatta cosa succede?

In quel caso avere o non avere gomme chiodate non fa nessuna differenza, se le gomme sprofondano non sono certo i chiodi che possano garantire la trazione a meno che lo strato fresco o smosso sia di poco conto e che la gomma riesca a trovare sotto uno strato duro e compatto.

E che differenza c'é con gomme senza chiodi fra una 2.0 e una 4.0 sempre con neve non compatta?

Qui è ovvia la risposta che una 4.0 avendo più superficie d'appoggio sprofonda di meno ma non pensate che possa andare ovunque questo no! Anche la 4.0 ha i suoi limiti in funzione della cedevolezza della neve.

Certo "l'asticella" si sposterà sempre più in alto rispetto ad una 2.0 ma prima o poi arriva il limite anche per la 4.0.

Concludendo: La neve può facilitare il percorso se molto sconnesso, a patto che ne sia sceso uno spessore tale da aver livellato le buche e che successivamente ci passi ad esempio un gatto delle nevi e che poi le temperature rimangano abbastanza sotto zero da non fare trasformare la neve, in tal caso con presenza di ghiaccio meglio utilizzare gomme con chiodi!

 



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Dopo la fontana il tracciato si fa molto più ampio sempre con il solito "mangia e bevi" con tratti di respiro più lunghi.

A sx il Sodadura mentre sull'estrema dx le montagne della Bergamasca attorno alla Val Taleggio



Dallo stesso punto questo è ciò che si vede guardando indietro verso la fontana




Troverete ancora un po' di sali e scendi sino ad arrivare in vista dei Piani Artavaggio e svoltato l'angolo ...



... ci si trova in direzione di un Albergo




Si tratta dell'Albergo degli sciatori chiuso attorno al 2000.

La causa fu la diminuzione delle precipitazione nevose degli anni 90' e la conseguente crisi che ne derivò per i gestori che furono costretti alla chiusura.




Dall'Albergo degli sciatori una vista sui Piani di Artavaggio. In alto a sx il Rifugio Sassi Castelli.

Qui ci si trova a 1658 m s.l.m.


I Piani d'Artavaggio rappresentano un po' l'intermezzo prima della ascesa finale al Rifugio Nicola. La foto come sempre trae in inganno qui vi aspetta la prima rampa


Sulla dx vedrete la chiesetta che si trova alle spalle dell'Albergo degli sciatori, mentre diritto alla pista la solita vetta del monte Sodadura



A metà strappo si possono vedere meglio la chiesa e l'albergo...




... mentre dietro si lascia alle spalle Artavaggio che lascia intravedere le creste del Resegone sullo sfondo a sx




Un breve respiro e la salita impegnativa continua




Ero partito coperto visto che davano temperature attorno ai -7°C, ma giunto qui con le salite più impegnative ed il sole ho dovuto alleggerirmi prima di iniziare a sudare eccessivamente.

Certo che chi si è fatto la casa in quella posizione godrà di tramonti indimenticabili sul Resegone le Grigne e il Monte Rosa.



Si gira attorno al profilo della montagna per risalire sempre più in modo deciso. A sx le creste del Resegone. Qui non fatevi ingannare dalla prospettiva, la salita è ripida!




Infatti arrivato alle due persone più in alto sono dovuto scendere per perdita di trazione.

Del resto ricordo che anche nella bella stagione questo pezzo è difficoltoso per il fondo smosso.




Arrivato in questo punto mi fermo sempre per questa foto che oramai è diventata un classico per me. Non so perchè ma il Sodadura visto da questa angolazione quando non c'è neve pare di essere di fronte ad una piramide egizia messa su un monte!




Qui c'è l'ultimo sforzo da fare, occorre raccogliere le forze per arrivare al traguardo, già si vedono le caratteristiche cuspidi dei tetti del rifugio Nicola




Quest'ultimo strappo è caratterizzato dal motto: Boia chi molla! Per intenderci che è lo strappo più breve e duro che incontrerete ad un passo dalla meta.




Siccome non capita tutti i giorni di vedere qualcuno in bici raggiungere il rifugio, specie d'inverno, c'è anche chi è pronto a scattare una foto!



Meta raggiunta...



Non rimane che scattare qualche foto prima di un meritato pranzo.



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Da li a poco ho sentito uno stridio di freni, erano altre due persone in bici per poi scoprire che sono lettori di bellitaliainbici, così gli ho scattato una bella foto fra il Sodadura e il Resegone



E non poteva mancare una foto con il rifugio Nicola alle spalle. Ho saputo poi che erano di ritorno dalla salita sulla Cima di Piazzo, la cima che si vede fra i due tetti del rifugio.




Era la giornata di San Valentino e la bella giornata ha fatto si che il rifugio all'ora di pranzo aveva tutti i posti a sedere completi anche all'esterno.




Dopo un meritato pranzo al rifugio, prima della discesa sono salito appena più in alto del rifugio verso il Sodadura.

Anche la bici si intona nell'ambiante del resto il suo nome: Arctic White è più che azzeccato per ambienti innevati.



Inutile dire che il rifugio da ovunque lo si veda ha sempre gli elementi delle falde del tetto che si armonizzano con i profili dei monti attorno!

In questo caso è la Grigna meridionale o Grignetta 2177 m.




Da un rifugio all'altro, a sx il rif. Nicola a dx il rif. Cazzaniga - Merlini. In centro dietro alla bici la Grigna settentrionale


Giusto per allargare un po' gli orizzonti e godere di una visuale più ampia



Poco prima avevo saputo dai miei lettori in bici che da questo punto avevano proseguito verso la Cima di Piazzo. Giunto a casa ho ricevuto alcune loro fotografie. Su questa ho tracciato il percorso fatto per arrivare in cima.

ATTENZIONE

Come è di mia prassi la fattibilità o meno di un percorso preferisco sempre verificarla di persona. Sono ritornato per replicare questo tracciato ma giunto dove nel centro di questa foto si vedono tre persone in fila, ho costatato che la traccia era troppo stretta per poter pedalare in sicurezza e tantomeno si sarebbe potuto procedere con bici a fianco.

Oltre a questo sarebbero serviti dei ramponcini, delle ghette e una bici relativamente leggera da potersela portare in spalla in questi tratti non pedalabili e ovviamente la forza necessaria per farlo.

Per questo motivo questa scalata ciclo-alpinistica è consigliata a persone che già in passato hanno effettuato simili cose.

Inoltre aggiungo: meglio andare in due tre persone e portarsi anche una corda per un eventuale recupero in caso che ci sia una caduta con relativa scivolata. In tal caso una corda faciliterebbe il recupero.


Naturalmente non tutto il percorso è risultato pedalabile ed alcuni tratti sono stati fatti a spinta o portando la bici.



Ma alla fine sono arrivati in cima potendo osservare il Sodadura da una quota un po' più in alto, direi una bella soddisfazione!

La parrucca arancione era semplicemente un accessorio scenografico carnevalesco!




E poi giù con il Resegone in fronte!



Ringraziando la visione extra offerta dai miei lettori sono sceso di nuovo al rifugio per iniziare la discesa a valle



Ultima foto con lo sfondo del Resegone che per un attimo ho superato in altezza!

Ma non è finita qui, c'è stato un ritorno per una verifica ulteriore sui percorsi che trovate qui,

in aggiunta a numerosi video che illustrano meglio l'ambiente attorno al rifugio.



Conclusioni

Arrivare quassù non so perché ma ti dona sempre un senso di apertura, con questi ampi orizzonti, farlo poi con la presenza di neve rende il tutto ancora più magico e rilassante, specie poi se si incontrano belle giornate come questa di San Valentino.

 

buone pedalate a tutti, Outside

Un foto racconto di Cadore designer © 2018
pagina creata: 14-02-2018
ultimo aggiornamento: 28-02-2018
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