Trentino
Premessa
Oggi dalla
Val Rendena, più precisamente da Carisolo,
arrivo fino al Rifugio Bedole, ultimo baluardo
della Val Genova.
Per chi
venisse da fuori lungo il Sarca tra Pinzolo e
Carisolo ci sono parcheggi gratuiti.
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La chiesa
dedicata a San Nicolò svetta sulla piazza II
Maggio al centro di Carisolo
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A
metà montagna, illuminato dal sole l'eremo
di San Martino raggiungibile in 50 minuti da
Carisolo. Sulla sinistra in basso la chiesa di
Santo Stefano che incontrerò al ritorno
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Salgo a
destra del Sarca di Genova e trovo un momento di
ombra per immortalare Carisolo e la sua chiesa di
San Nicolò.
A sinistra,
oltre la montagna si sale a Madonna di Campiglio
(link
con il report).
Il sentiero
è carrabile con sterrato formato da piccoli
ciottoli e subito mi fa capire come sarà il
ritmo della mattinata: un bel murettino al 15/18%
così per iniziare.
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Dopo il
murettino arrivo al tornante. Le indicazioni sono
per i pedoni che intraprendono il sentiero, io
proseguo sulla strada maestra.
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La salita
si mantiene tra il 6 e l'8% senza ulteriori
strappi, anzi ci sono dei piccoli tratti di falso
piano, utili per riprendere fiato
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In fondo al
sentiero si svolta a destra sulla strada, poi allo
stop a sinistra si entra "ufficialmente" in Val
Genova.
Avrei
potuto partire da Carisolo direttamente su strada,
ma ho preferito il bosco al traffico e alle
macchine.
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I ponti
sono punti panoramici favorevoli.
In fondo
l'Adamello è coperto da un velo di nuvole
innocue e la luna in cielo ... beh dal vivo sembra
più grossa e si vede meglio che in
foto
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Il Sarca si
snoda a fondo valle tra boschi di abeti
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un
elicottero sta trainando un tronco che galleggia
nell'aria, tenuto da una fune.
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Qui
è il primo check point per le macchine
mentre velocipedi e pedoni passano tranquillamente.
A lato
della strada c'è il marciapiede, mentre le
bici possono transitare sulla carreggiata con
cartelli che ricordano ai guidatori di mantenere la
distanza di un metro durante il sorpasso
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Le cascate
Nardis, dalla Cima Presanella, terminano nel Sarca
con salto di 130 metri
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Una vista a
valle: il profilo più lontano è
quello delle Dolomiti del Brenta, precedute dal
profilo del monte Grual, che svetta sopra Pinzolo.
Sulla sinistra ancora le cascate Nardis. Da qui si
può notare l'imponenza del salto
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La pendenza
è costante fino a questo muro. Qui si passa
dal 4-6% a oltre il 10% e in alcuni punti al 15%
per
circa 500
metri che sembrano infiniti, tuttavia l'ombra e
l'aria fresca alleviano la fatica.
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A
metà salita una delle piccole cascatelle
create dalla pendenza. Il rumore assordante
è presente durante la maggior parte del
percorso e spesso mi impedisce di sentire le
(poche) auto in transito.
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Il ponte
delle trincee che faceva parte dello sbarramento
austroungarico di Fontanabona. Da questo punto
passano molti sentieri che fanno parte del Sentiero
della Memoria.
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La vista
verso l'Adamello dal ponte delle trincee.
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Il rifugio
Fontanabona. Qui è possibile ristorarsi e
soprattutto distendersi sull'erba, usufruendo di
comodi cuscini messi a disposizione dal rifugio.
Campeggiano i cartelli "abbiamo tolto i cestini" in
modo che ognuno porti a valle i propri rifiuti.
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Qualche
saliscendi dopo il rifugio e ad ogni curva gli
occhi sono appagati dallo spettacolo delle
Alpi.
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le cascate
di Lares che provengono dall'omonimo lago, formano
il Rio Lares che si immette nel Sarca in questo
punto
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Il Sarca
rumoroso si snoda tra boschi di abeti. Poco
più avanti la strada inizia a salire per
circa 2 km all'interno del bosco.
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Durante la
salita un po' di pace: il rumore del Sarca è
lieve e lontano. Giunto alla fine della salita il
cartello di "Benvenuto" e le sagome mi ricordano la
presenza di orsi nel Parco.
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L'abitato
di Ragada, la chiesa della Madonna della Neve e a
destra si intravede la cappella del cimitero
austroungarico.
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Una stele
ricorda le prime guide alpine che nel 1864 hanno
conquistato le vette del gruppo Adamello e
Presanella.
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Un'altra
stele ricorda l'alluvione del 1987.
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La chiesa
della Madonna della Neve con un dipinto di San
francesco sul frontone, ben riparato dalle
intemperie.
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L'acqua che
alimenta le cascate Folgorida proviene direttamente
dalla Vedretta della Lobbia, ai piedi del Cannone
dell'Adamello.
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Inizio a
vedere la nuda roccia e gli alberi sono più
radi. Quella sullo sfondo è la cima Presena.
Ai lati della strada un cercatore di funghi, molto
rammaricato cerca il quarto porcino. Per 5 ore di
camminata è poco, ma si può sempre
consolare con un risotto ai porcini.
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Un'altra
stele ricorda l'alluvione del 1987.La cima
più a sinistra è Ago di Nardis alto
3291 m ed è impressionante il contrasto con
il rifugio Stella Alpina, oggi una malga da cui si
possono comprare prelibatezze della zona.
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Un
ruscello, ormai divenuto un rigagnolo porta l'acqua
dal ghiacciaio della cima Presanella subito dietro
l'arco delle montagne sullo sfondo.
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Le cascate
Pedruc viste da un ponte in legno sospeso sul
Sarca
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Dopo le
cascate Pedruc segue un piccolo zigzag in falso
piano e si apre la vista sull'Adamello.
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La malga
Bedole è l'ultima fermata per macchine e
autobus prima di iniziare l'unico pezzo di
sterrato, con 4 tornanti in salita per arrivare al
Rifugio Al Bedole.
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Il rifugio
Al Bedole, m 1640. Qui c'è anche una
stazione di ricarica per le E-bike. Non serve
né a me né al proprietario della bici
gialla nella foto. Anche un altro è salito
senza motore, ma non l'ho più incontrato,
tutti gli altri erano con E-bike.
Ritengo che
le E-bike siano ottime soprattutto perché ho
visto tante famiglie con bambini utilizzarle e
questo permette di vivere la montagna in un modo
alternativo.
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La vista
del complesso dell'Adamello è nascosta dal
bosco di abeti. Sulla sinistra la valle da cui
nasce il Sarca.
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Dopo un
buon caffè, una piccola integrazione di sali
minerali e si torna giù a valle. Freni
pronti a pinzare sui dischi, giubbetto antivento
per evitare l'aria fredda e pungente e via.
Il traffico
di autobus navetta, che fanno la spola da valle con
vari step, e il traffico di macchine mi impediscono
di andare giù diretto. Spesso sono costretto
ad aspettare, superare con strada stretta e senza
protezioni laterali non conviene.
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Seguo la
strada e dopo le cascate Nardis, esattamente al
ponte verde torno a destra del Sarca, passando
vicino al Lago artificiale creato dall'Enel per
dissabbiare l'acqua. Pochi giorni prima un signore
del posto ci ha detto che l'isolotto non si vedeva
da almeno 40 anni.
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Scendo a
valle dalla strada asfaltata, per visitare la
chiesa di Santo Stefano. L'indicazione per la
chiesa dalla via Val Genova.
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La chiesa
sovrasta il cimitero di Carisolo. Le pareti esterne
e interne sono dipinte da affreschi
meravigliosamente ben tenuti. Purtroppo, oggi la
chiesa è chiusa, ma anche solo la foto
esterna rende bene l'idea del capolavoro.
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Conclusioni
Un giro che vale la pena
fare. Per chi opta per la muscolare serve
allenamento e preparazione perché le
pendenze in alcuni punti sono elevate e si deve
spingere sempre, dal primo all'ultimo metro. Con le
assistite ho visto molte famiglie che sono arrivate
fino al ponte rosso, oltre solo ragazzi e signori.
Consiglio di portare un
cambio maglia asciutto per la discesa, antivento e
antipioggia (in montagna il tempo può
cambiare repentinamente).
Lungo tutto il percorso
non ci sono problemi né di acqua né
di cibo: rifugi e fontanelle sono ben distribuiti.
Il panorama è
indescrivibile.
dr. Alberto
Massetti
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