|
|
|
|
|
|
Il Sito di
"bellitaliainbici" può contenere
collegamenti a Siti Web di terze parti mantenuti da
altri. I collegamenti a tali siti Web di terze
parti vengono forniti per motivi di
praticità; tali collegamenti come ad
esempio: per le mappe dei percorsi o dei video
caricati da "bellitaliainbici" non costituiscono un
approvazione di altri contenuti presenti su tali
Siti di cui "bellitaliainbici" non è
responsabile sia per il contenuto o l'accuratezza
dei materiali ivi presenti o le prassi di
riservatezza di tali terze parti. L'accesso ai siti
Web di terze parti collegati è interamente a
rischio dell'utente.
|
||||
Da Albavilla all'Alpe del Vicerè
Albavilla
si trova a fianco della strada che collega Lecco a
Como. Avvicinandoci ad Albavilla sulla montagna a
sx avevo individuato una costruzione pensando che
fosse la nostra meta finale Casualmente
senza volerlo avevo scelto un parcheggio in Via Don
Felice Ballabio, e come si può vedere nella
foto a sx si scorge il cartello marrone con la
freccia che indica Alpe del
Vicerè. La salita
incomincia subito con discrete pendenze ed usciti
da Albavilla poco dopo la strada sale a tratti in
mezzo ai boschi E' l'inizio
della primavera, le piante sono ancora in ritardo
con il fogliame. Con me sale Giordano, oramai un
veterano di bellitalianbici, avendo partecipato a
diversi report. E' la
nostra prima vera salita della stagione e senza
fondo nelle gambe non saliamo certo come razzi,
anche perchè a tratti le pendenze si fanno
sentire. Siamo
partiti con una temperatura gradevole, ma la salita
come si sa fa innalzare la temperatura,
approfittiamo di questo spazio per togliere un
indumento. C'è comunque ventilato per cui
manteniamo il layer esterno togliendo un capo
sottostante. Si riparte,
se c'è una cosa dove la Fisica non fa sconti
è nella "massa" soprattutto se occorre
spostarla in salita! Dall'espressione Giordano sta
forse pensando ai piatti troppo abbondanti che la
sua amorevole mogliettina gli ha cucinato e a cui
lui non si è rifiutato di
respingere! E
così paga pegno dovendo scalare rapporti. A
quanto pare non lo aiuta nemmeno il fatto di aver
indossato dei calzini di colore nero alla
Armstrong, che ha vinto tanto sì, ma sotto
al "cofano" c'era dell'altro! Non certo un coniglio
in umido con polenta e peperoncino! Comunque
sia lo stato fisico saliamo del nostro passo ed
ogni scusa è buona per una sosta. Questa
fermata è giustificata per aver visto il
lago ma a ben vedere la vegetazione lo nasconde e
lascia poco spazio per una foto All'ennesima
curva ci fermiamo incuriositi da un cartello
sbiadito con una dedica ad una persona. Non
comprendiamo se fosse per la persona che avesse
costruito le panche per questa area di sosta
improvvisata fra gli alberi. Di nuovo in
sella, ora abbiamo fatto lo scambio delle bici che
sostanzialmente sembrano uguali per la pedalata
espressa, forse nella sua avverto una maggiore
scorrevolezza nelle ruote e pneumatici Arriviamo
in vista della cresta della montagna e facciamo di
nuovo il cambio delle bici. In cima
alla montagna individuo questa struttura e ho
pensato: sarà la nostra meta? Siamo quasi
arrivati all'Alpe del Vicerè mentre un
cartello dà indicazioni di un sentiero per
la famosa località "Buco del Piombo". Una
caverna naturale risalente al periodo Giurassico e
di grandi dimensioni, dove nella parte iniziale ci
starebbe comodo un palazzo di 15 piani! La Grotta
che si trova a 695m s.l.m. è lunga
più di 400m e non è stata ancora del
tutto esplorata. Volendo
anche da Albavilla diparte un sentiero che arriva
alla grotta e se ne trova l'indicazione lungo la
strada che abbiamo percorso per arrivare sin
qui. azza della
Un rudere
lascia intravedere sulle pareti una sbiadita
scritta dove un tempo questa costruzione era un
Bar Riprendiamo
la strada e dopo qualche centinaio di metri
arriviamo al parcheggio dell'Alpe del
Vicerè. In fondo,
oltre la sbarra, vi è un parcheggio a
pagamento che dispone anche di un parco Una bella
edicola con mappa del luogo si presta al confronto
con la visione verso la montagna e ci stavamo
chiedendo se fosse realmente il rifugio Capanna
Mara, quello che si vedeva. Da una
parte ci siamo rincuorati, perché salire
lassù non sembrava una cosa
facile! Chiesto per
le difficoltà uno ha risposto: se siete
arrivati sino a qui non vedo perchè non
possiate salire alla Capanna Mara! Valutando
quanto ci è stato detto, ci siamo sentiti di
proseguire, anche perchè avevamo sentito il
parere di un ragazzo incontrato per strada e stando
al suo dire, lui non era mai riuscito a salire ....
per cui un po' di dubbi c'erano. Quindi
avanti tutta! Superiamo affiancando l'area a
ridosso del parcheggio a pagamento e ci dirigiamo
per prendere il sentiero. Si arriva
in questa pineta dove si trovano un paio di
bar-ristoranti Questo e il
secondo esercizio che incontriamo Incontriamo
una segnaletica del CAI che dà Capanna Mara
per 1h di cammino. Fino a qui
sono 6,3km e 480m di dislivello, pendenza media
7,5% Proseguendo
sono 2,79km 270m di dislivello, pendenza media 9,7%
con punte al 28% Più
avanti, parafrasando un vecchio testo di una
canzone... Un asinello tende il collo verso il
prato! L'ambiente
cambia decisamente, assumendo un aspetto più
montano con il bel bosco a fianco
Fra la
vegetazione, guardando ad est, scorgo
l'inconfondibile profilo dei Corni di Canzo che
guarda caso Giordano ed io abbiamo raggiunto con
questo impegnativo report
quasi 5 anni fa. Una mappa
ci avverte che stiamo entrando nella Riserva
Naturale Regionale Valle Bova Questo
è il Rifugio Cacciatori. Qui termina la
strada asfaltata ed inizia il sentiero, da qui in
avanti il cambio resterà spesso sul primo
rapporto Dalla
veranda del Rifugio si può ammirare questo
panorama sul lago di Pusiano a dx e in centro i due
laghi di Annone Poi
sporgendosi e spostandosi si riescono a vedere
questi monti che per praticità ho
etichettato. E giusto
per una segnalazione, il Sasso Malascarpa, Il Monte
Rai e il Cornizzolo sono stati oggetto di un
report
fatto sempre con Giordano. Intanto che
scatto foto, Giordano mi precede. Sopra di lui si
vede il fianco privo di vegetazione del monte
Bollettone. Abbiamo già superato la prima
parte del sentiero abbastanza ripida, ora si
prosegue su sterrato. Anche qui
si è riparati dal bosco ed immagino che in
stagione avanzata vi sia ancora maggior copertura
delle foglie. Vi rammento che qui si è
esposti verso Sud-Est per cui un po' d'ombra nei
mesi caldi non fa certo male. Per quanto
le rampe ripide non siano particolarmente lunghe
è sempre meglio fermarsi a prendere fiato,
tanto non dobbiamo fare una cronoscalata, anzi al
contrario, dobbiamo osservare ciò che ci sta
attorno. Come potete
vedere i tratti ripidi generalmente sono cementati
o lastricati ed ampi canali di scolo interrompono a
tratti il sentiero per evitare dilavamenti
pericolosi durante le piogge. Va da se
che in discesa occorre stare all'occhio e moderare
la velocità. E dove i
tratti sono duri che si fa? Semplice si scende e si
spinge! Come vedete si possono incontrare spesso
escursionisti a piedi sia che salgono o scendono
per cui come ho scritto sopra, moderate la
velocità e fatevi sentire prima di giungere
alle loro spalle. Indubbiamente
è una bella palestra per chi volesse
allenarsi in salita.... noi soprassediamo, non
è il nostro caso! Voltandoci
indietro abbiamo lasciato il Bollettone alle nostre
spalle, meno male che non dovevamo salire
lassù! Ultimo
strappo e siamo quasi arrivati al Rifugio Capanna
Mara, ci fa compagnia il Pincher della signora che
avevamo incontrato al parcheggio, ricordate? Ci ha
raggiunto di buon passo mentre noi perdavamo tempo
fra soste fotografiche, quattro chiacchiere ed
altro. Giordano,
dopato al coniglio e polenta, nonostante la zavorra
culinaria è arrivato soddisfatto alla meta.
Anch'io ma con un languorino che poteva anche
essere da coniglio e polenta... ma ahi noi il
rifugio apre solo nei giorni festivi e fine
settimana, per cui non rimane che dar fondo allo
zainetto.
La giornata
è assolata e nemmeno particolarmente calda,
permane della foschia in pianura e non riusciamo a
vedere il luccichio della madonnina del duomo di
Milano; ci accontentiamo di dare uno sguardo al
lago di Alserio e con questo sono quattro i laghi
visti sino ad ora. Altri
escursionisti approfittano delle panche e tavoli
esterni al Rifugio per consumare il loro pranzo al
sacco. Occorre
accontentarsi per cui uno sfilatino va più
che bene giusto per fare il rabbocco alle riserve
naturali. Come potete vedere il suo fisico è
robusto ma asciutto al contrario del mio che
è solo asciutto! Naturalmente
i ciclisti d.o.c. si distinguono e sono educati e
mangiano con i guanti. La classe non è
acqua, del resto avete mai visto un ciclista
campione durante una gara togliersi i guanti prima
di addentare un panino? Loro lo fanno per i secondi
preziosi da non perdere, noi... semplicemente
perchè la fame non attende che ci togliamo i
guanti! Sulla porta
del Rifugio campeggia la scritta: Beata
Solitudo Sola Beatitudo, come dire: solo stando da
soli si riesce a raggiungere la tranquillità
interiore. A est del
rifugio dove è sistemato il pennone con la
bandiera Italiana issata, dipartono altri sentieri
Raggiungiamo
il luogo lasciando il rifugio Questa
è la vista verso la pianura lombarda con il
solito lago di Alserio, la foschia non permette di
vedere oltre. Guardando
ad est oltre ai monti precedentemente elencati, ora
a sx appaiono anche la Grigna e la Grignetta.
Riesco anche a scorgere il monte Sodadura
che appare innevato Alcuni
escursionisti al rifugio ci avevano suggerito di
salire sopra che si arrivava ad un punto
panoramico, detto fatto ci incamminiamo, non senza
spingere le bici Il tratto
pur essendo ripido è breve e non supera il
centinaio di metri e una trentina di metri di
dislivello Lui
è già in cima, spero proprio che si
veda il lago Eh
sì, il lago di Como si vede ed anche la
catena del Monte Rosa. La ruota della mia bici
punta verso Cernobbio mentre la mia manopola sx
indica la cima del Monte
Bisbino,
altro report già fatto
Giordano
posa soddisfatto per la meta raggiunta
Quando le
prospettive ingannano, il monte Rosa con i suoi
oltre 4600 metri a confronto con il monte Bisbino,
che si trova in centro alla foto ed è alto
solo 1325m, pare essere alla stessa altezza,
peccato che vi sia solo l'insignificante differenza
di 3.300 metri! Sempre da
questo punto d'osservazione ecco la croce sulla
cima del Monte Bollettone Questa
è la vista verso sud, peccato per la
foschia Uno sguardo
anche verso nord, a sx il Pizzo dell'Asino 1125m a
dx il Monte Palanzone 1435m Ed ora
facciamo le "belle figurine", siamo pronti per la
discesa E' un
report adatto a chi è in forma e vuole fare
un po' di fatica, anche se poi si è ripagati
per i panorami da fruire e poi.... e poi
discesa!
buone pedalate a
tutti, Outside |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
pagina creata:13-04-2014 ultimo aggiornamento: 12-06-2015 Percorsi ciclabili - torna su Ogni uso o sfruttamento dei miei progetti a scopo commerciale, senza un preventivo accordo scritto, é vietato. La riproduzione di questo sito in toto o in parte é vietata senza il consenso scritto dell'autore. |
|