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in bici Valchiavenna Il Tracciolino - Val Codera (SO) |
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L'ambiente
è quello della bassa Valchiavenna verso la
fine del lago di Mezzola. La
Valchiavenna è raggiungibile sia in auto che
in treno con stazioni a Colico-Dubino-Verceia. Da
Verceia, lasciata l'auto in un parcheggio, si
prende la via Serto seguendo il cartello turistico
marrone con indicazione Val Dei Ratti. Una
fontana si trova sul percorso verso Val
Codera Consigliabile
MTB front o meglio full suspended, buon cambio e
sospensioni e ottimi freni
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Il Tracciolino verso la Val Codera
Si
ripercorre in senso inverso il tracciato con i
binari che ci fanno compagnia. Anche il
biker inquadrato è arrivato apposta da Parma
per percorrere questo spettacolare
tracciato. Andando
verso la Val Codera il percorso del Tracciolino
segue in piano a quota costante il profilo delle
montagne e dove non possibile lo fa con delle
gallerie. Giordano e Sergio si stavano preparando a
scattare le loro foto
Verceia
vista dall'alto, riusciamo a scorgere anche dove
abbiamo parcheggiato.
Bello no?
Sotto di noi il Lago di Mezzola, il Pian di Spagna,
il fiume Mera, il Lago di Como, un sacco di luoghi
da vedere ed ammirare, ed ora un po' di storia a
chi potrà interessare. Il Fiume
Adda in effetti sfociava in località Bocca
d'Adda, creando con i suoi detriti alluvionali il
Pian di Spagna. Il problema
era che con le frequenti inondazioni, il Pian di
Spagna rimaneva una zona paludosa e malsana. Per
questo motivo si studiò un canale che
collegasse direttamente il corso dell'Adda dalla
località Sant'Agata al Lago di Como e fu
completato nel 1858. Successivamente
fra il 1948 e il 1953 furono eseguite le definitive
opere di bonifica del Pian di Spagna, rendendolo
come lo si può vedere oggi.
Qui lo
sguardo e verso la media Valchiavenna, dove la Mera
lambendo i fianchi del Monte Berlinghera sfocia nel
Lago di Mezzola. Se
osservate le montagne sullo sfondo noterete una "V"
fra le creste, ebbene li si trova un altro ambiente
da favola oggetto di un paio di report a partire da
qui Per chi
invece volesse limitarsi ad un percorso in piano e
ciclabile può fare questo della
Valchiavenna
Novate
Mezzola e il laghetto Pozzo Di Riva, dove l'anno
scorso è apparso un esemplare di Cigno Nero,
probabilmente fuggito o liberato da una
cattività, visto che è di origine
Australiana. Erano due
anni che il Tracciolino era chiuso per i lavori di
messa in sicurezza ed ora ecco il risultato dei
lavori, con paletti e fili d'acciaio a protezione
dagli strapiombi. Se osservate bene, poco sopra il
primo paletto si vedono due "formiche"
più
che "formiche" sono i miei compagni
d'avventura! Altro punto
di scambio con panchina granitica Val la pena
fermarsi ad osservare il panorama
Infatti un
bel colpo d'occhio spazia dal lago di Como sino
alla media Valchiavenna. Con queste premesse capite
bene che se si deve fare la fatica per arrivarci,
meglio farla con una giornata ideale e di mattino,
per avere la giusta luce che illuminerà il
panorama che si avrà di fronte.
Pensate ai
minatori o agli operai che negli anni 30' hanno
realizzato questa opera e alle persone che poi ne
hanno usufruito, percorrendo questo tragitto su
questi binari. Quali emozioni potevano avere ogni
giorno, prima di iniziare la giornata lavorativa,
non certo come ai giorni nostri quando si è
imbottigliati nel traffico prima di raggiungere il
luogo di lavoro!
Penso che
il lavoro di messa in sicurezza darà
senz'altro i suoi frutti e prevedo una affluenza
significativa di persone come già abbiamo
potuto appurare a soli due settimane dalla sua
apertura, del resto non ha eguali una simile opera
oltre al contesto ambientale impagabile!
Un masso a
monito del tracciato, la montagna è viva e i
distacchi si possono anche verificare, specie nei
cambi di stagione, quando in primavera si sciolgono
le nevi ed i ghiacci che potrebbero fare rotolare a
valle alcune pietre in equilibrio instabile. Il
paesaggio è da cartolina, ovunque guardiate
e sarete sempre a stretto contato con le rocce
delle montagne
Fine della
parte rilassante, ora da qui si va nel tecnico e
spettacolare percorso fra gallerie e forre verso
San Giorgio, Cola e la Val Codera. Si prega di
togliersi gli occhiali da sole, accendere la vostra
potente torcia, indossare il giubbino se avete
freddo, scendere dalla bici e tuffarsi nella lunga
galleria!
Ho
ingrandito la segnaletica posta all'ingresso della
galleria. Si possono anche vedere i due cartelli
rosso e verde che indicano come si deve procedere
in bici. Ovunque è presente la segnaletica
dell'attenzione caduta massi.
Ho acceso
il mio potente faro da "contraerea" e lontano
vedevo dei catarifrangenti illuminati, era forse un
treno?
.... ma va!
Erano gli Indiana Jones con luci da minatore in
fronte. Stavano attendendo il mio potente fascio
luminoso per rischiarare il loro
cammino! La galleria
è comunque dotata di luci e dovrebbero
esserci degli interruttori agli ingressi, solo che
ho notato che a due settimana dall'apertura
già si sono portati via alcuni schermi in
vetro dei portalampada e le lampadine! Va bene che
c'è la crisi, ma se si arriva questo
punto.... siamo proprio ridotti male! Come si
può vedere dalla foto se fossi stato in
sella alla bici non avrei avuto molto spazio fra la
testa e il tetto della galleria!
Siamo fuori
dal tunnel, immersi nelle rocce e con altre
gallerie che ci aspettano sotto si
vedeva la frazione di San Giorgio, raggiungibile
più avanti con un sentiero ma solo a
piedi.
Più
si avanzava e più l'ambiente si faceva
severo con le rocce che predominavano su scoscesi
valloni con grossi massi in bella vista
Qui non
può esistere un discorso di paramassi, viste
le dimensioni che hanno!
Il
contrasto della natura dove fra le rocce anche gli
alberi riescono a crescere Qui le
rocce mostrano le colossali forze della natura con
strati di roccia granitica ben visibili
Altra gola,
altro regalo di panoramica verso la
pianura
il nostro
affascinante percorso continuava, spesso fermi a
guardarci attorno
Quassù
le vertigini sono una opzione non contemplata, e
chi ne soffre è meglio che
rinunci
Per chi
pedala non c'è tempo per guardare il
panorama, occorre stare attenti a non urtare le
rocce e dove si mettono le ruote. Ne sa qualcosa
Sergio che per una frazione di secondo di
disattenzione ha urtato la roccia con
l'estremità del manubrio perdendo
l'equilibrio e trovandosi con una mano appoggiata
ai fili di protezione, senza di essi avrebbe
imparato a volare. Quindi ripeto, nei punti
più critici concentrati e porre sempre la
massima attenzione. Come si
vede il fondo è quasi sempre irregolare, con
rocce affioranti o pietre, lo spazio ristretto, le
gallerie basse le rocce sporgenti, però si
è compensati da panorami di prima
scelta! Aspettatemi
ci sono anch'io! A guardare opere simili c'è
solo da pensare al lavoro che hanno dovuto fare per
scavare nella roccia tanto da ricavarci questi
spettacolari passaggi Mi era
stato suggerito di spingerci sino sotto la frazione
di Cola che si vedeva sopra di noi . La
spedizione esplorativa proseguiva, guadi ponti,
fango, rocce, gallerie, tutto veniva macinato,
ritrovando dentro di noi il bambino che si era
perso per strada tanto tempo fa, quando abbandonata
l'adolescenza, si sono lasciati alle spalle i tempi
dei giochi. Qui
è stato fatto un nuovo ponte su quello che
potrebbe sembrare un innocuo ruscello... ... ma si
sa che in montagna fra le pareti rocciose ed i
massii, spesso con forti piogge poi si potrebbe
riversare a valle una notevole quantità
d'acqua Il
Tracciolino qui cambia aspetto e dalle rocce si
passa al bosco Come da
consiglio, giunti davanti a questa casa che si
trova sotto la frazione di Cola, ci saremmo dovuti
fermare, ma già che c'eravamo abbiamo
proseguito Raggiunto
questo tratto dove il sentiero si allargava ed
alcuni massi offrivano tavolini naturali, abbiamo
preferito fare la sosta pranzo. Di fronte a
noi avevamo la minuscola località di
Avedé in Val Codera. Noi per
curiosità, terminato il pranzo, abbiamo
voluto proseguire verso la frana, più che
altro perché ci era stato detto che comunque
dall'alto avremmo visto Codera. Il sentiero
proseguiva ancora intagliato nella montagna. A dx
si vede una tettoia posta a riparo dall'acqua che
scende lungo la parete della montagna Come capo
spedizione ho arrestato qui gli
esploratori Eravamo
arrivati al punto rosso sulla mappa, dove veniva
indicato in blu il sentiero che scendeva a Codera,
ma da farsi a piedi. Noi, come
già scritto, eravamo intenzionati a vedere
la frana, ma sulla mappa non era segnato il
proseguimento del Tracciolino. Il sentiero
che proseguiva nel bosco comunque c'era,
così per un tratto l'ho seguito ma era non
frequentato, con erbe alte che spuntavano ed il
tracciato stretto e non protetto a
valle. Ho preso la
decisione di lasciare li la bici, cosa che ha fatto
anche Sergio, mentre Giordano poi ha deciso di
portarsela a presso. Il percorso
in giallo dovrebbe essere di circa 1,5km
Dal bosco
un primo squarcio su Codera. Volendo
raggiungere la frana ho lasciato alle spalle Codera
addentrandomi nella valle laterale Niente male
anche questa aspra valle che offre una bella
visuale sui monti le cui vette sono condivise con
la Valle dei Ratti Un luogo
appartato e difficilmente raggiungibile eppure
l'uomo ne ha fatto la sua residenza già da
tempi antichi Ed in una
valle dove le pietre non mancano di certo anche le
abitazione sono state costruite con le
stesse. Un
pò aspra un pò dolce questa lunga
valle incanta i visitatori che dopo 8h di cammino
possono raggiungere il rifugio in testa alla valle,
dopo aver superato l'ultima frazione della valle;
Bresciadega. In fondo, oltre le cime delle
montagne, si trova la Val
Bregaglia Finalmente!
Raggiunto l'obbiettivo della giornata: ecco la
frana che ostruisce il passaggio del Tracciolino
per la Val Codera. Pare siano
qualche decina di metri di frana. In fondo a sx,
nella parete, si vede il buco nero di un'altra
galleria. Peccato,
occorre tornare indietro, ma questo lo sapevamo
già. Qui le
gallerie sono scavate a colpi di piccone, non certo
con le talpe con cui realizzano le metropolitane o
gli scavi dei tunnel autostradali! Come si
vede non è che ci sia poi così tanto
margine per passarci in bici, ma anche a piedi i
più alti ci potrebbero dare delle
"inzuccate" come ne ha riportato il segno
l'escursionista che ci aveva dato le informazioni
sulla frana! Questa
parte del tracciato, come avete visto sulla mappa
precedente, non è stato tracciato, anche
perchè sarebbe da mettere in sicurezza,
specie per chi volesse farlo in MTB Tornando
sui miei passi le visuali sono cambiate e ho scorto
una vista più ampia su Codera Viste che
spesso sono ostruite dalla fitta vegetazione del
bosco Una
frazione di spazio fra gli alberi e sono riuscito
ad intravedere anche il campanile della
chiesa. Di buon
passo mi raggiunge anche Sergio, desideroso pure
lui di visionare la frana. Un altro
squarcio nella vegetazione ed ancora una nuova
porzione di Codera si offre a noi Ritorno
alle nostre bici lasciate sul sentiero nel bosco,
era ora di fare ritorno Passiamo
sopra San Giorgio, protetto dallo sperone della
montagna e dal bosco. Il minatore
"illuminato" precede Giordano che era rimasto con
il fanale non funzionante Scrivevo
all'inizio consigliando che era meglio venire
quassù di mattino e come potete vedere il
perché sta nella foto, con la foschia a
rendere meno nitido il paesaggio. Ultimo
colpo d'occhio sulla Valchiavenna e attenzione a
moderare la velocità con la discesa su
sterrato perché dopo ci sono i
tornanti!
Uno di quei
percorsi che vanno segnati sul proprio taccuino
nelle cose da fare. Le foto del resto non mentono e
quello che si potrà vedere di persona
sarà ancora meglio. Una di quelle opere
uniche che valorizzano il territorio Italiano,
richiamando visitatori da ogni parte d'Italia ed
anche dall'estero. Mi è
piaciuto molto, è un percorso molto tecnico,
passaggi da brivido (sempre che non siate abituati
a cose strabilianti) e panorami
bellissimi. Non
è stata un'escursione lunghissima anche
perché una galleria, crollata, ci ha
obbligato a tornare, peccato! Mi verrebbe
voglia di tornate e liberare il passaggio dalle
rocce cadute ma verrebbe il sospetto che ne possano
cadere delle altre. Sarebbe meglio che lo faccia
personale più
esperto. I pochi
pedoni incontrati ci lasciavano passare anche per
ammirare le nostre cavalcature; mi sentivo un
abusivo e non mancavo di chiedere scusa passando
sui loro passi. Ci si
potrebbe immaginare il viaggio degli spalloni che
portavano gli zaini con il materiale da
contrabbando fra Italia e Svizzera su un percorso
che sembra tracciato/scavato per fare la minor
fatica. La
ciliegina sulla torta: la discesa. Frenate ben
dosate sullo sterrato e da brivido
sull'asfalto. "Percorso
suggestivo e panoramico, in certi tratti da
adrenalina pura. Le
gallerie: in alcune, anche lunghe, piove e ci sono
molte pozzanghere, quindi in sostanza ci si bagna
un po'; se non si dispone di un faro luminoso
ci si bagna di più! Per il
panorama necessario fermarsi, oppure venirci a
piedi, che è una valida alternativa, tanto
più che l'accesso da fondovalle è
agevole." |
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buone pedalate a tutti, Outside |
pagina creata:29-09-2015 ultimo aggiornamento: 30-09-2015 Percorsi Ciclabili- torna su Ogni uso o sfruttamento dei miei progetti a scopo commerciale, senza un preventivo accordo scritto, é vietato. La riproduzione di questo sito in toto o in parte é vietata senza il consenso scritto dell'autore. |
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