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Ormai il
GPS Garmin é diventato solo un peso e non ne
vuole sapere di funzionare, quindi anche questa
volta i dati sono ricavati da Google Earth, per
ò se volete qualche cosa di più
preciso lo potete trovare qui
si tratta di una mappa realizzata da
Bellunoinbici Il
malfunzionamento del GPS della Garmin non ha
permesso l'acquisizione dei dati altimetrici.
Questi sono dati presi da Google Earth e dovrebbero
essere vicini alla realtà con circa 500m di
dislivello negativo e 42km di lunghezza della
tappa. Il percorso
é quasi tutto in discesa o in falsopiano. Ci
si trova nella valle formata dal fiume La Piave
(non é un errore, si scrive La Piave e non
Il Piave), si percorre la vecchia strada Alemagna
passando per piccoli centri abitati caratterizzati
ognuno dalla loro storia legata al fiume Piave. |
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da Tai di Cadore a Belluno
Lasciata la
nuova statale, deviamo a destra subito prima
dell'altissimo "ponte Cadore" (attenzione
segnaletica carente: NON imboccarlo, è molto
pericoloso e si finirebbe in 4 lunghe gallerie!) e
proseguiamo verso Perarolo in una divertente
discesa (pressoché priva di traffico,
eccetto i pochi frontisti): é la vecchia
"Cavallera", il tratto più difficile della
strada d'Alemagna, costruita dagli Austriaci nel
1830. Da un piccolo spiazzo Alberto si ferma a
immortalare l'altopiano di Caralte e al centro la
"Spalla del Duranno", al confine tra Cadore e
Friuli. Nota: Il
cìdolo è una barriera posta lungo il
fiume la Piave. Questa serviva a fermare i tronchi
d'albero tagliati a monte e fatti fluitare sulle
acque. Più avanti troverete maggiori
delucidazioni in merito. Questa
è la lapide scritta in latino e fissata alla
roccia lungo la Cavallera, con nomi di architetti,
ditta costruttrice, ecc., ma il nome
dell'imperatore asburgico, Francesco II, è
stato cancellato a scalpellate, probabilmente dopo
l'annessione del Veneto all'Italia nel 1866... In
basso a destra si legge distintamente, in numeri
latini, la data 1830. Nella valle
nulla resta immutato e questo é il viadotto
"ponte Cadore" dove corre la nuova sede della SS51
d'Alemagna. Come si
vede sulla vecchia SS51 Alemagna gli impatti
paesaggistici sono meno importanti essendo a
ridosso delle pareti rocciose che però
soffrendo delle cadute massi o sassi sono ricoperte
da reti protettive. Alla fine
della discesa attraversiamo il ponte sul Rio Boite
qui nella foto e arriviamo a Perarolo. In alto il
Monte Zucco. Perarolo
risale al XIII sec, posta sulla confluenza della
Piave e del Boite ha sempre avuto una importanza
legata alla fluitazione del legname sulle zattere e
alla sua lavorazione e commercio. Faccio il
mio ingresso verso Perarolo di Cadore passando il
ponte sul Rio Boite La chiesa
in Origine era di dimensioni maggiori ma a causa
del terreno friabile la Navata centrale cedette e
fu demolita e ricostruita il legno come si presenta
ancora oggi. La fortuna
ha voluto che nell'avvicinarci alla chiesa fosse
presente il parroco che gentilmente ci ha permesso
una visita dell'interno. In questa foto é la
navata in legno. A fianco
metà del rosone originale prima che la
navata crollasse. Le due foto
sopra rappresentano le due metà in legno che
formavano il rosone centrale della chiesa in
origine; Come potete vedere anche dalla foto della
navata le dimensioni del rosone se rapportate alla
odierna navata fanno capire le dimensioni che
poteva avere la navata originale. L'abside
con l'altare. L'abside ha uno stile diverso
rispetto alla navata, il primo è più
rialzato con un pavimento in (marmo o granito) e le
pareti intonacate, mentre la seconda è
più spartana. Ne
approfittiamo per salire anche sul campanile in
legno Trovarsi
all'interno di una vecchia costruzione in legno
già da sé è un qualche cosa di
poetico, e salire le ripide scale in legno e
l'uscire attraverso una botola ti fa sembrare di
essere immersa in una avventura! Siamo in
effetti immersi nel passato con legni consunti e
ferri arrugginiti e la campana in bronzo mi pare
datata 1920. Ce ne sono tre di queste campane,
ognuna con la sua tonalità. Una vista
dal campanile verso il monte Zucco Sempre una
vista dal campanile, ora verso il ponte sul Rio
Boite Scendiamo
le ripide scale a pioli in legno facendo ben
attenzione a dove mettiamo i piedi! Concludiamo
la nostra visita alla parrocchiale di Perarolo
immortalando il campanile in legno. Abbiamo fatto
appena in tempo a scendere dato che le campane
hanno suonato le 11,30!! Lasciamo
Perarolo con questa vista dall'alto in veste
invernale, foto concessa dal prof. Bortolo
Calligaro. Oltre le
montagne in fondo la nostra meta: Belluno. Io
riprendo la misera portata della Piave che scorre
verso sud. La strada
non é per nulla monotona facendo variare le
viste sui monti. Il traffico è
pressoché inesistente dato che la maggior
parte delle auto si muove sulla nuova sede della
SS51 d'Alemagna che è sotto di
noi. Passiamo da
Rivalgo, si scorge in fondo la chiesetta di
S.Giovanni Un colpo
d'occhio sulla tortuosa valle Dopo circa
16km arriviamo ad Ospitale di Cadore. Chiesetta
della SS Trinità ad Ospitale di
Cadore Io
controllo ancora i postumi della caduta in Alto
Adige, qualche crosticina incomincia a
sollevarsi. A sx. il
ponte in pietra è quello dove passa la linea
ferroviaria che termina poi a Calalzo di
Cadore. Proseguiamo
verso Termine di Cadore, sulla montagna di fronte
una cascata scende a valle, dicono che d'inverno
ovviamente col gelo forma ammassi di
ghiaccio. La Frazione
di Davestra sulla sponda sx della Piave. Al centro,
la Chiesa di Sant'Antonio Passiamo
per Termine di Cadore. In centro alla foto il
campanile della Chiesa di S.Maria
Maddalena. Fino ad ora
nei paesini che abbiamo attraversato non abbiamo
incontrato molta gente se non qualche anziano. A
Castellavazzo ci fermiamo a pranzare. Dopo il
pericoloso attraversamento della statale, sulle
rocce che sovrastano la strada, a fatica si scorge
l'antica torre triangolare della "Gardona", parte
di una fortificazione veneziana, incorniciata da un
ponte della ferrovia. Segnava il confine tra
Bellunese e Cadore Eravamo nel
Cadore, ora ne stiamo uscendo per entrare nel
Bellunese, lo testimonia il cartello identico a
quello che avevamo incontrato alla Dogana Vecchia
dopo aver lasciato Cortina d'Ampezzo. Ci fermiamo
a mangiare in una trattoria proprio di fronte a
questa fontana. Riempiti con un bel piatto di
linguine con acciughe e capperi siamo pronti per
andare all'appuntamento per visitare il Museo degli
Zattieri a Codissago. Terminato
il pranzo ci dirigiamo verso Codissago che si trova
al di là della Piave, giusto sopra la
bandiera, mentre sulla destra si trova Longarone.
Per chi fosse giovane questo punto fu il teatro di
una delle tragedie Italiane del recente
passato. Era il 9
ottobre del 1963 quando una frana di proporzioni
enormi si staccò dal monte Toc sopra la diga
del Vajont. La diga resse ma la frana fece
tracimare un grande onda che scavalcò la
diga scendendo ad alta velocità verso
valle. Longarone
oggi. Il paese è stato ricostruito a ridosso
della montagna, sulla sponda dx della
Piave Dal ponte
di Codissago una vista verso nord, sul Piave e la
chiesa di Castellavazzo A Codissago
incontriamo il Prof. Bortolo Calligaro e Arnaldo
Olivier che ci introducono al Museo dei Zater di
cui Arnaldo é Presidente. Il Prof.
Bortolo Calligaro ci accompagnerà sino a
Belluno al B&B. Vi ricordo che Bortolo è
anche il Presidente della sez. FIAB di Belluno
"Amici
della Bicicletta" Un tuffo
nel passato, non c'erano le autostrade, i treni o i
pullman, ma sulle zattere giustamente si pagava per
la fatica che facevano gli zattieri! Una
distinta di carico più recente! Questo e
altro interessante materiale lo troverete
all'interno del museo. Si passa
poi alla visita della Segheria alla Veneziana del
1883 Nonostante
il tempo sia passato il meccanismo è ancora
funzionante. Il progetto iniziale si basa sulla
sega idraulica di Leonardo da Vinci e sfruttava il
corso della Piave. Oggi funziona con l'energia
elettrica. Zattere e
Zattieri è un DVD realizzato dalla
Comunità Montana Cadore Longaronese Zoldo
www.clz.bl.it e riassume la storia degli Zattieri
della Piave. Il DVD è reperibile anche nello
stesso museo. Foto
ricordo, a sx il Prof. Bortolo Calligaro, al suo
fianco Arnaldo Olivier e poi noi, i ciclisti per
caso Lassù
in cima si scorge la diga sul Vajont mentre Bortolo
ci racconta come avvenne la tragedia e i suoi
risvolti. Molti
pensano che la diga sia crollata, invece la diga ha
retto. E' stato invece il distacco di un grosso
fronte del Monte Toc, che la sera del 9 Ottobre del
1963 precipitando nell'invaso, ha provocato un'onda
altissima che in un attimo ha superato la diga
riversando a valle una quantità
impressionante d'acqua che ha spazzato via
Longarone e i suoi abitanti provocando oltre 1900
morti. Quest'anno, nel 2013, cade il 50°
. Dopo la
tragedia l'invaso è stato svuotato ed appare
così, con la cascata del torrente Vajont che
versa le sue acque nel solco naturale scavato dal
tempo. Un mulino
didattico, viene utilizzato per far vedere alla
scolaresche come si ricavava una volta l'energia
sfruttando la caduta dell'acqua incanalata sulla
ruota del mulino. Da
Codissago il Prof. Bortolo ci illustra Longarone e
i suoi mostri di cemento che nulla hanno a che fare
con il vecchio paese. Bortolo ci
accompagna sino a Belluno attraverso strade
secondarie poco trafficate. Qui stiamo entrando a
Polpet, storica frazione del Comune di Ponte nelle
Alpi. Poco
più avanti ci fermiamo nel centro di Polpet
a rinfrescarci in un bar con una bibita. Il caldo
non molla e le scorte d'acqua sono
terminate! Avvicinandoci
a Belluno possiamo ammirare, incoronato dalle nubi,
il gruppo dolomitico della Schiara, che con le sue
pareti verticali domina la città a nord. La
vetta della Schiara, 2550 m. s.l.m., è la
massima elevazione del Parco Nazionale Dolomiti
Bellunesi. Alla sua sinistra si scorge la "Gusela
(= ago) del Vescovà", guglia monolitica alta
40 metri, a cui i bellunesi sono molto affezionati.
Si può raggiungerne la base salendo per la
"ferrata Zacchi", se non si soffre di
vertigini... A Cusighe,
ormai in periferia di Belluno, possiamo ammirare
una delle tante ville padronali sei-settecentesche
che impreziosiscono la Valbelluna: questa è
la villa Sanmartini-Butta, ora De Rigo. Il Ponte
degli Alpini scavalca la valle del torrente Ardo e
collega la periferia est al centro cittadino:
stiamo per arrivare! Questo ponte è stato
costruito negli anni '60 e adeguato alle norme
antisismiche. Ai lati il passaggio
ciclopedonale. Agli
ingressi del ponte degli Alpini si trovano due
statue dedicate al centenario del corpo degli
alpini celebrato nel 1972. Questa è la
statua che si trova sul lato ovest del ponte, verso
la stazione e il centro cittadino. Entriamo in
piazza dei Martiri, la piazza principale di
Belluno. In fondo a destra il Teatro Comunale del
primo 800 (con le colonne) e in lontananza i monti
dell'Alpago Mi faccio
ritrarre in piazza dei Martiri, dedicata ai 4
partigiani che furono impiccati ai lampioni dai
nazisti, nel marzo 1945. Simpatiche
aiuole ci danno il benvenuto nei giardini del
"Campedél" Dalla
terrazza di un bar assistiamo al tramonto mentre il
Piave "mormora calmo e placido" avanzando verso
sud-ovest. I baldi
inviati di bellitaliainbici.it immortalati con
vista sul "sacro fiume", purtroppo non abbastanza
sacro da scampare al super-sfruttamento
idroelettrico ed irriguo (probabilmente il bacino
fluviale più sfruttato e depauperato
d'Europa), a favore di industria e agricoltura
della pianura veneta. Con le tragiche conseguenze
già ricordate, di quasi 2000 valligiani
uccisi. Porta
Dojona, ingresso principale al centro storico
medievale. La facciata in pietra, con l'immancabile
leone alato di San Marco, è della
metà del '500. Il Palazzo
dei Rettori veneziani, edificato alla fine del '400
in stile rinascimentale sopra un precedente
edificio fortificato, ora sede della Prefettura. La
sua elegante facciata chiude a nord piazza Duomo,
la parte più monumentale del centro storico,
sede da secoli dei palazzi del potere civile e
religioso. Sulla destra la Torre
dell'Orologio. Sul lato
ovest della piazza sorge la Basilica Cattedrale di
San Martino, ricostruita nei primi decenni del
'500, dalla caratteristica facciata incompiuta. Il
campanile di pietra è del '700, progetto del
grande architetto piemontese Juvarra Di fronte
al Duomo la chiesetta di S. Maria delle Grazie, dal
'500 funge da Battistero. Il prof.
Bortolo Calligaro ci fa da "Cicerone" per le vie di
Belluno. L'antica
chiesa di S. Maria dei Battuti, sconsacrata da
lungo tempo, recentemente restaurata, sede
prestigiosa dell'Archivio di Stato Via S.
Maria dei Battuti, pavimentata con i ciottoli di
fiume (in dialetto "cogolà), una delle
più suggestive del centro storico medievale.
In fondo il campanile dell'ex chiesa della foto
precedente. Stiamo arrivando al B&B "Centro
Sorico", dove pernotteremo. Panorama
sull'Oltrardo e i monti che chiudono a est la
Valbelluna: il primo a sinistra, con due punte,
è il monte Toc, già ricordato per il
disastro del Vajont. Al centro il Dolada e a destra
i monti dell'Alpago, panorama ripreso dal terrazzo
del B&B Dal
terrazzo del B&B si scorge porta Rugo,
l'entrata meridionale della città antica, da
dove si scendeva al Borgo Piave, per secoli
importante porto delle zattere che facevano tappa
nel viaggio da Perarolo a Venezia. Qui vediamo
l'arco esterno, secentesco, della porta medievale.
Sulla destra il gruppo della Schiara. 57 Il Monte
Serva che svetta sui tetti di Belluno,ripreso dal
terrazzo del B&B Il
tramonto! Sulla destra, tra nubi e bagliori, le
aspre ed impervie Alpi Feltrine, sempre parte del
Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Foto scattata
dal terrazzo del B&B Piazza dei
Martiri, il Campedél all'imbrunire, visto
d'infilata dai leoni di pietra davanti al
Comunale Alberto
mangia una baguette bellunese con sesamo, funghi,
mozzarella e speck, io mangio la Pizza Cecco con
zucca, speck, mozzarella, scaglie di grana. il
tutto é stato anticipato da due insalate
miste. Oggi la
tappa é stata breve, ma in soli 42 km
abbiamo attraversato bellezze paesaggistiche uniche
al mondo e soprattutto abbiamo attraversato vicende
storiche di epoche lontane legate al corso della
Piave. Un grazie
particolare per questa tappa va dato al prof.
Bortolo Calligaro che ci ha fatto prima da
accompagnatore e poi da consulente per la stesura
dello scritto di questa tappa. |
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pagina creata: 31-10-2012 ultimo aggiornamento: 08-06-2015 Percorsi ciclabili - torna su Ogni uso o sfruttamento dei miei progetti a scopo commerciale, senza un preventivo accordo scritto, é vietato. La riproduzione di questo sito in toto o in parte é vietata senza il consenso scritto dell'autore. |
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